Viaggio tra linguaggi diversi
I percorsi artistici di un musicista doc: il violinista forlivese Daniele Brancaleoni
"Incontrare Daniele Brancaleoni, violinista forlivese che ora vive a Treviso, significa compiere un viaggio attraverso l’Italia e attraverso vari repertori, un viaggio che, come ci ha raccontato, è partito da Forlì.
A 7 anni suonavo ad orecchio un flautino dolce. Nel 1974 ero già inscritto al Liceo Musicale di Forlì. Erano gli anni di Romualdo Ravaioli, Alvaro Fiorentini e suo figlio Fausto. Giovanni Mordenti, Adamo Scala, Lionello Godoli Annamaria Cortini, Wally Sedioli e Giorgio Babini. Erano gli anni dell’orchestra degli amici del teatro, dove cominciai a suonare gli arrangiamenti tratti da Mascagni, Flotof, Dworgiak, Drdla. A S. Mercuriale si affrontavano Schubert, Vivaldi e Mozart in un modo libero, ma frutto di prove lunghe ed appassionate I corsi di perfezionamento erano l’Orchestra Giovanile di Budrio con le prime parti del Comunale di Bologna. Fra 1985-87, a Firenze, ho seguito l’Orchestra Giovanile Italiana di Piero Farulli"
Poi è arrivato il lavoro: l’esperienza in varie orchestre, la musica da camera e l’insegnamento. Ce ne può parlare?
"La mia professione cominciò nell’87-88 presso l’Orchestra dell’Emilia Romagna a Parma, poi vennero gli anni delle scuole medie, dell’orchestra del Teatro Comunale di Treviso, l’Orchestra Regionale Toscana fino al 2006 e la nomina come docente presso il conservatorio di Sassari. Suonare come primo violino in orchestra sinfonica e da camera sono state le cose che mi hanno gratificato di più. Prima nella Orchestra di San Marino e Orchestra Filarmonica Marchigiana poi negli anni ’90 in Veneto a fianco di Peter Maag. Qui ebbi l’occasione di collaborare con Mario Brunello e la sua orchestra da camera"
Come è avvenuto il suo il incontro con la musica contemporanea?
Negli anni ’80 come componente dell’Accademia Bizantina venni a contatto con Carlo Chiarappa e Luciano Berio, che per me allora era un personaggio di un altro pianeta. La sua musica quasi incomprensibile. Non sapevo di trovarmi accanto ad uno dei più grandi esponenti della musica contemporanea. Lo ritrovai come direttore ospite a S.Marino con Rendering, a Rovereto dove sbucò improvvisamente sul palcoscenico e diresse il duetto finale Edoardo. Una volta gli chiesi: “Maestro in questo punto come posso fare ad eseguire tutte queste note?” Rispose: “il più possibile!”
Pensa che la musica barocca abbia un legame con la produzione del nostro tempo?
"Il Barocco concettualmente è molto semplice Vivaldi compone una musica che lascia al solista molto più spazio all’improvvisazione di quanto non permetta Bach. Oggi la musica passa attraverso il grande evento. Ciò che cercano i giovani sono i momenti d’incontro. Il grande evento musicale è un’ occasione di incontro soprattutto per loro. Così come vi sono giovani che si laureano in archeologia ve ne sono anche che praticano o si avvicinano alla musica “colta”."
Cosa è per lei la filologia?
"Da dove partire? La Filologia Musicale si occupa di un testo di musica, scritto o no. Se andiamo ancora più nel particolare arriviamo a cos’è il primo Gesto musicale, all’attimo in cui nel nostro cervello nasce la musica. Filosoficamente, teologicamente arriviamo a Dio. Ma se vogliamo stare con i piedi per terra possiamo partire, come Giovanni Morelli ci suggerisce, dal Gesto."
Stefania Navacchia